Da un elegante (in senso scientifico) e recente studio condotto dal gruppo di ricerca capeggiato da Ulrich-Lai (Ulrich-Lai et al. 2010) è emerso che la semplice esperienza di sensazioni piacevoli produce un significativo aumento della tolleranza a situazioni stressanti di vario genere e, cosa non meno importante, una riduzione della risposta ansiosa in situazioni sperimentali controllate note per la loro capacità di elicitare negli animali da esperimento una vasta gamma di risposte comportamentali ansiose (come il freezing ad esempio).

E’ noto che le situazioni stressanti sono in grado di elicitare un insieme di risposte psicofisiologiche che vanno sotto il nome di “risposta allo stress”. A livello fisiologico si verifica un’attivazione dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrenali) che determina il rilascio nel sangue degli “ormoni dello stress”, tra cui il cortisolo (umani), il corticosterone (ratti) e le catecolamine (adrenalina e noradrenalina); lo stressor inoltre determina l’attivazione del nostro sistema nervoso simpatico, quella parte del sistema nervoso autonomo in grado di modulare rapidamente molte funzioni fisiologiche (ritmo cardiaco, pressione sanguigna, tono muscolare, ecc.) al fine di rendere il nostro corpo pronto all’azione di risposta allo stressor; allo stesso tempo l’attività del sistema nervoso parasimpatico (che svolge spesso un’attività antagonista al simpatico) viene temporaneamente ridotta.

In questo esperimento ad un primo gruppo di ratti è stato dato, per 14 giorni e per 2 volte al giorno, oltre che le ordinarie pallottole di cibo, anche una modesta soluzione di saccarosio, zucchero di cui questi animali vanno ghiotti; ad un secondo gruppo la stessa quantità di saccarosio veniva somministrata direttamente nello stomaco (eliminando così la sensazione piacevole del saccarosio in bocca); ad un terzo gruppo al posto della soluzione di saccarosio veniva data una soluzione di saccarina, un dolcificante artificiale che non apporta alcuna caloria; ad un quarto gruppo veniva somministrata semplice acqua. Tutti i ratti sono poi stati sottoposti a varie situazioni stressanti.

Subito dopo lo stress i ratti ai quali è stato somministrato il saccarosio (zucchero) e quelli cui è stato somministrato la saccarina (calorie 0) hanno mostrato una quantità di ACTH e di corticosterone (due ormoni dello stress che vengono prodotti in quantità in situazioni di stress) inferiori rispetto ai topi cui il saccarosio è stato somministrato per via intragastrica e rispetto ai topi che hanno assunto solo acqua.

Ciò dimostra che l’esperienza edonistica (di piacere) data dalla dolcezza del saccarosio e della saccarina è in grado di ridurre l’attivazione dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrenali) in risposta allo stress e quindi di aumentare la resistenza dell’individuo agli stressors; questo effetto non dipende inoltre da fattori metabolici legati ad un aumento di assunzione di calorie visto che i due gruppi di topi (saccarosio e saccarina) non sono aumentati di peso.

Molto interessante è il fatto che i topi che hanno assunto il saccarosio non sono aumentati di peso avendo automaticamente bilanciato il proprio apporto calorico riducendo la quantità di pallottole di cibo ordinario ingerito.

Inoltre i ratti che hanno ricevuto il dessert e poi sottoposti a diverse situazioni ansiogene, hanno mostrato uan minore quantità di condotte d’ansia: l’esperienza edonistica del sapore dolce ha quindi ridotto l’ansia/paura di questi animali.

Effetti simili sono stati osservati anche con un altro tipo di esperienza piacevole: il piacere sessuale. In questo caso un gruppo di ratti ha svolto attività sessuale mentre il gruppo di controllo no.

Questi effetti permangono per un periodo prolungato: gli autori infatti lo hanno osservato sino al settimo giorno dopo la sospensione della somministrazione del dessert, ossia sino all’ultimo giorno di misurazione stabilito nel protocollo sperimentale (oltre non si sa).

Come spiegare questo fenomeno? Numerosi studi hanno individuato i circuiti e le strutture cerebrali implicate nel vissuto del piacere: tra le strutture principali coinvolte troviamo il sistema dopaminergico mesolimbico e strutture come il nucleus accumbens e l’amigdala. Gli autori di questo esperimento hanno dimostrato che la riduzione della risposta allo stress nei ratti cui era stato dato il “dessert” è dovuta a processi di plasticità neuronale a livello amigdaloideo.

In parole semplici la pura esperienza edonistica del cibo e del sesso è mediata dall’attivazione dei circuiti neuronali del piacere/ricompensa che, tramite connessioni bidirezionali con i centri nervosi  che mediano la risposta fisiologica dello stress (ad es. ipotalamo)e tramite connessioni con i centri che mediano la paura/ansia (es. amigdala) spesso legata alle condizioni di stress, determinano una inibizione a lungo termine dell’attivazione di questi ultimi centri in risposta agli stressors: grazie alle piccole dosi di piacere esperite nei 14 giorni precedenti i ratti col “dessert” sono divenuti più resistenti alle condizioni stressanti e all’ansia in virtù di modificazioni a lungo termine indotte nei circuiti neuronali che mediano la risposta dello stress.

Sebbene inoltre il drink appetitoso abbia determinato una riduzione dell’attivazione dell’asse HPA e del sistema nervoso simpatico di circa il 10-20%, questo valore è solo apparentemente basso perché bisogna tener conto degli effetti cumulativi di questo fenomeno: le modificazioni plastiche dei circuiti neuronali che mediano la risposta psicofisiologia dello stress richiedono sono tanto più lente quanto più durature, anche per via della necessità dell’attivazione di processi genetici che producono tutte quelle cascate di eventi intraneuronali che portano alle modifiche strutturali e funzionali alla base del fenomeno osservato.

Questo studio fornisce un solido sostegno empirico a strategie di gestione dello stress che tengano conto delle componenti psicologiche implicate nella capacità dell'individuo di vivere una vita appagante, o quanto meno sufficientemente costellata da esperienze piacevoli e gratificanti che rendano l'individuo più resistente agli stress della vita e agli stati d'ansia.

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