Secondo Hans Selye quando l’individuo è sottoposto in modo prolungato all’azione di vari tipi di stressors (fisici, mentali, sociali o ambientali), esso reagisce con una risposta definita “Sindrome Generale di Adattamento (GAS)” che si snoda in tre fasi:

  1. Allarme = l'organismo risponde agli stressor mettendo in atto meccanismi volti a favorire comportamenti fisici e/o mentali per far fronte alla situazione. A livello fisiologico si verifica il rilascio di catecolamine (adrenalina, noradrenalina), l’aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna, un aumento dell’irrorazione sanguigna dei muscoli, ecc. 
  1. Resistenza = se lo stressor persiste, i meccanismi omeostatici del corpo tentano di combattere e contrastare gli effetti negativi dell'affaticamento prolungato producendo anche risposte ormonali specifiche da ghiandole endocrine come le surrenali (glucocorticoidi). Se lo stressor non è eccessivamente prolungato, questi meccanismi riescono nel loro intento; se lo stressor si prolunga eccessivamente, progressivamente l’organismo va incontro alla condizione di esaurimento (sotto).
  1. Esaurimento = se lo stressor persiste ulteriormente, il soggetto può venire sopraffatto e possono prodursi effetti sfavorevoli permanenti a carico della struttura psichica e/o somatica.

Secondo Selye dunque le catecolamine svolgono un ruolo cruciale nella prima fase della risposta dello stress (reazione d’allarme) mentre i glucocorticoidi sono i principali responsabili delle manifestazioni morfologiche del distress, specialmente nelle fasi della resistenza e dell’esaurimento (Selye 1976; Szabo 1985).

La sindrome Generale di adattamento rappresenta dunque lo sviluppo cronologico della risposta agli stressor quando la loro azione è prolungata.

Tache e Selye (1985) hanno in seguito elencato gli elementi essenziali del modello dello stress di Selye:

  1. tutti gli eventi della vita causano una qualche forma di stress;
  2. lo stress non è negativo in sé, ma uno stress eccessivo o non necessario dovrebbe essere evitato se possibile;
  3. lo stressor è lo stimolo che elicita la necessità di adattamento; lo stress è la risposta.
  4. Gli aspetti non specifici della reazione del corpo ad un agente potrebbero non essere tanto ovvi quanto gli effetti specifici. Talvolta solo un disturbo o una disfunzione renderà l’individuo consapevole di essere sotto stress.
  5. Lo stress dovrebbe essere monitorato attraverso una batteria di parametri
  6. lo stress non dovrebbe essere equiparato soltanto all rilascio di ACTH, corticoidi o catecolamine. Queste reazioni sembrano rappresentare le vie principali di un adattamento non specifico, ma restano gli elementi di uno schema molto complesso.
  7. La rimozione dello stressor elimina lo stress.

Tornando al concetto di stress, secondo Selye la sua applicazione in tutti gli ambiti applicativi da lui analizzati sembra causare confusione in relazione a 10 problemi:

  1. La corretta definizione di stress, stressor e GAS.
  2. Il concetto di non specificità in biologia e medicina.
  3. Il condizionamento delle risposte dello stress da parte di diversi fattori endogeni (genetici) ed esogeni (ambientali).
  4. La relazione tra GAS e LAS.
  5. La differenza tra patogeni diretti e indiretti.
  6. La definizione di condizioni morbose nelle quali lo stress svolge un ruolo particolarmente prominente.
  7. Il ruolo della genetica verso quello dei fattori su l’autocontrollo volontario nel gestire lo stress biologico.
  8. Le modalità di azione degli ormoni sintossici e catatossici, droghe e attitudini comportamentali.
  9. Il cosiddetto primo mediatore della risposta dello stress che trasporta il messaggio dello stato di stress direttamente dall’area coinvolta ai centri regolatori neurormonali.
  10. Il trattamento e la profilassi dei danni indotti dallo stress attraverso tecniche farmacologiche e comportamentali.

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